Incipit
Fausto arrivò a Roma una fresca sera di marzo. Fuori dalla stazione, in Piazza dei Cinquecento, le prime cose che lo colpirono furono la vista delle palme sbattute dal vento contro un cielo screziato e l’assordante cinguettio di uno stormo d’uccelli che gli ricordarono, di colpo, il mare.
“Roma…” . Solo a pronunciarne il nome si respirava l’arrivo della primavera, il suo fresco odore di marzo, mentre i puntini di sospensione andarono a raggiungere il volo degli uccelli, neri segni lanciati nella sera.