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Ultimo aggiornamento: 24 ottobre 2013 |
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Perché ci sporchiamo le mani Ci deve essere stato sicuramente un giorno, forse una sera, quando abbiamo detto "che bello sarebbe avere un posto dove poter disegnare e scrivere".
Poi le cose, in qualche modo, devono essere successe. Una linfa sotterranea è iniziata a scorrere. Le parole e i colori si sono mischiati. Persone diverse si sono incontrate e parlate. Si sono scambiate le parole. C'è stata la mostra di Mafai e il sogno della sua terrazza con la "scuola romana". Si sono scambiati i colori. Poi Giovanna ha dipinto l'Assenza e quella sedia vuota ci ha aperto gli occhi. Si è preso il meglio senza rubar niente. Vari "miei" e "tuoi" sono diventati "nostri". Sensibilità diverse di persone diverse si sono sciolte, fuse in un'unica tela, racconto, poesia. Si sono scambiati i tratti.
Abbiamo iniziato a sporcarci così. E ora non abbiamo più paura di mettere in mostra le nostre mani sporche.
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Giovanna Noia
Sono nata a Secondigliano, nella 167. Sono cresciuta in una casa che dava sulla ferrovia. Da bambina ho allevato serpenti e rane, costruito fionde, e letto troppe storie.
Disegno perché quando disegno mi incanto. Il mio Maestro sostiene che non ho ancora sufficiente coraggio. E ha ragione.
Amo i voli di Chagall, i colori coraggiosi di Guttuso, le linee nervose di Schiele, gli acquerelli appassionati di Carol Rama.
E molte altre cose.
Tendo agli eccessi di entusiasmo, e alle passioni brucianti.
I sedativi purtroppo hanno effetti blandi.
Le più grandi fortune della mia vita sono certi miei amici, la pittura e il fatto che porto la quarta.
Questo esperimento nasce dal nostro bisogno di mischiare quello che facciamo:
"leggi questo”/ ‘Se’, tu qua che ci metteresti?’/ “Troppo vuoto? Ma si intitola L’Assenza!!!!”/ “Dimmi se ti piace ma sincero eh!”/ “Come sarebbe a dire che non ti piace? E’ il mio pezzo migliore!” / “Si va be’ continuiamo dopo adesso facciamoci un caffè”
Per completare la mia biografia: non credo proprio che morirò. Tengo troppo che fare.
giovanna.noia@atelierdellassenza.com
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Lucia Boscaini
A noi dell'Atelier manca sempre qualcosa. In questo momento è assente uno dei soci. Lucia, appunto. I motivi sono ovviamente di carattere passionale. Del resto non avremmo tollerato altro ordine di motivazione. La Nostra ormai vive percorrendo la A24, e con i punti carburante ha già messo su 15 set di valigie in similpelle e 12 mountain bike cambio shimano. Le uniche notizie su di Lei ce le danno i Casellanti che la vedono passare. Li chiamiamo ogni giorno.
Ci dicono che Lu' sta bene e che prima o poi tornerà all'Atelier.
Noi aspettiamo.
lucia.boscaini@atelierdellassenza.com
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Sergio Tanara
Nasco e vivo nella grigia Milano -nel senso più poetico del termine- fino all'età di 38 anni, sotto gli influssi della dominazione giacobina e austro-ungarica.
Dalla primavera del 2003 vivo nella tersa Roma, dove ho ripreso in mano la mia vita e le mie chine. Vorrei scrivere disegnando e dipingere scrivendo. Come Cocteau. ("Scrivere, per me, è disegnare, unire le linee in modo che diventino scrittura, o disunirle in modo che la scrittura diventi disegno"). Non potrò mai essere abbastanza grato a quella domenica di settembre -tornando da una giornata al mare- che mi ha fatto conoscere Giò, Lù e Mò sul treno da Napoli. Da allora "il ragazzo del treno" sogna un convivio di pittori, scrittori, cialtroni, ganassa e smargiassi che si scambiano sberleffi e idee, segni e dei-segni; proprio come sulla terrazza di Mafai nella Roma tra le due guerre.
Con loro ho imparato a sporcarmi le mani. Ed ora, tutto gongolante, vado in giro con le mie belle mani sporche.
Per completare la biografia: non so dove -e soprattutto quando- morirò.
sergio.tanara@atelierdellassenza.com
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